Castelnovo ne' Monti è noto per essere di fatto "la Capitale" della montagna reggiana, collocata al centro delle vie di comunicazione più importanti da Reggio Emilia, ma anche da Parma e Modena, verso il Passo del Cerreto, la Lunigiana e la Garfagnana.
Proprio per la facilità dei traffici con i versanti toscano e ligure, alcune famiglie locali appresero una particolarissima attività artigianale che, da allora, è il vanto maggiore della cittadina: l'antica arte della fusione campanaria.
Le cronache locali accennano a un certo maestro Giovanni da Pontremoli che fuse le campane della Pieve locale nel 1414, mentre due secoli dopo (1614) sarebbero state rifuse da un certo messer Giovanni di Lorena.
Nella cittadina sotto la Pietra di Bismantova si concentro così l'eredità di questa antica tradizione che riguardava famiglie dell'Appennino Reggiano, dai Bimbi di Divago provenienti dalla Garfagnana, ai Betalli, ai Copellini, ai Ruffini fino ai Capanni.
Quest'ultima famiglia, originaria della frazione castelnovese di Capanna, situata lungo la via del Cerreto, a partire dal settecento divenne il nome di riferimento per tutti i fonditori locali.
I Capanni ebbero il grande merito di sviluppare e migliorare le tecniche di produzione (modellamento e fusione) delle campane, aggiornando via via le tecnologie e acquisendo cosi fama nazionale e internazionale
Ecco perché, dopo alcuni secoli di attività dei maestri fonditori castelnovesi, è facile trovare i loro concerti di campane nelle principali chiese e monasteri del nord Italia e della Toscana.
Tra le altre ricordiamo il "Baiòn" del Duomo di Parma, le 17 campane del concerto del monastero benedettino di S. Giovanni di Parma, fuse nel 1933 da Domenico Capanni, e la famosissima "Maria Doles", un'immensa campana di 255 quintali che dal 1965, ricorda i caduti della Grande Guerra a Rovereto.
Per visite ed informazioni consultare il sito della fonderia Capanni a Castelnovo n'è Monti: www.capanni.it